martedì 8 gennaio 2008

14.000 nuove infezioni di epatite B in Italia ogni anno

Quattordicimila sono le infezioni da epatite B registrate ogni anno nel nostro Paese: questo il dato allarmante presentato a Roma dalla Società italiana di malattie infettive (SIMIT) nel corso di una conferenza tenutasi al Senato.
È vietato abbassare la guardia contro il virus HBV” è l’allarme lanciato dagli esperti e del presidente della SIMIT Giampiero Carosi: “quotidianamente muoiono circa quattordici persone a causa delle conseguenze dirette dell’infezione generata dal virus dell'epatite B”. Carosi, che fa capo all’Università degli studi di Brescia, ha spiegato che sono ben oltre seicentomila i portatori del virus in Italia, duecentocinquantamila dei quali sono immigrati.

Nonostante in Italia sia prevista la vaccinazione obbligatoria anti-HBV sin dal 1991, i numeri sono ancora preoccupanti e una raccomandazione dell'Unione Europea ha spiegato che è necessario “un approccio olistico alla malattia, maggiori informazioni al pubblico, integrazione sociale dei malati e, appunto, la necessità di consigliare il vaccino a tutti gli immigrati provenienti da zone a rischio, e negli istituti penitenziari”.

Secondo Alfonso Mele, ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e responsabile del sistema di monitoraggio della diffusione dell'epatite B SEIEVA “bisognerebbe evitare gli allarmismi e puntare alle categorie a rischio ovvero a quelle persone che hanno rapporti sessuali con più partner, tossicodipendenti, conviventi di persone positive all’HBV e a coloro che si rivolgono a piccoli ambulatori per interventi estetici”.
Tra i problemi-clou legati alla diffusione del virus certamente si colloca quello relativo alla popolazione immigrata, come ricordato dal presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato Ignazio Marino: “anche i clandestini presenti sul territorio italiano possono oggi accedere alle cure e all'assistenza medica del Servizio Sanitario Nazionale servendosi dello status di straniero temporaneamente presente (STP). La loro presenza in una struttura pubblica, inoltre, non comporta alcuna segnalazione al Ministero degli Interni”.

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