sabato 25 aprile 2009

Da anticorpi naturali nuovo vaccino anti-HIV

Dopo 25 anni di fallimento nella realizzazione di un vaccino contro il virus dell'Hiv, una nuova speranza arriva da un approccio innovativo che sfrutta un ampio spettro di anticorpi naturali posseduti da alcuni pazienti immuni al virus, anzichè utilizzare un solo 'super anticorpo'.

Un gruppo di ricercatori della Rockefeller University ha identificato un diverso pool di anticorpi nei pazienti con Hiv a lenta progressione, che sono in grado di tenere sotto controllo il virus grazie a un'azione combinata, proprio come farebbe un singolo 'super-anticorpo'. Lo hanno annunciato sulle pagine della rivista Nature.

I ceppi dell'Hiv hanno la capacità di mutare rapidamente, rendendosi avversari particolarmente ostici per il sistema immunitario dell'ospite. Ma un elemento viene condiviso praticamente da tutti i ceppi: una proteina dell'involucro chiamata 'gp140', necessaria per infettare le cellule.

Precedenti ricerche hanno mostrato che quattro anticorpi ingegnerizzati in modo casuale, capaci di bloccarre l'attività di tale proteina, sono in grado di prevenire l'infezione in cellule in coltura, ma tutti i tentativi per indurre l'organismo umano a produrli sono falliti.

Così Johannes Scheid, coordinatore dello studio, ha puntato l'attenzione sugli anticorpi prodotti da sei persone infettate dal virus, il cui sistema immunitario sembrava aver ingaggiato una strenua resistenza al virus.

Il fenomeno si verifica nel 10-20 per cento di tutti i pazienti, e porta a un controllo della proliferazione virale e a una progressione molto lenta della malattia. Le loro cellule B memoria producono alti livelli di anticorpi virali, ma finora nessuno è riuscito a comprendere appieno in che modo riescano a essere così efficaci.

In quest'ultima ricerca, da campioni di sangue di questi soggetti i ricercatori hanno isolato 433 anticorpi che hanno come bersaglio la proteina dell'involucro, e li hanno clonati e prodotti in grandi quantità analizzando quanto ciascuno di essi fosse efficace nel neutralizzare il virus.

Nel processo, è stata identificata una nuova struttura all'interno di tale proteina, chiamata 'gp120 core', che non era mai stata riconosciuta come potenziale bersaglio degli anticorpi. Come ha spiegato lo stesso Scheid, questi anticorpi hanno in comune la capacità di neutralizzare il virus, ma ciascuno di essi ha una limitata capacità di combatterlo.

Una strategia terapeutica basata su questa sinergia avrebbe anche il vantaggio di riconoscere un'ampia gamma di ceppi di Hiv, il che indica come la loro diversità possa costituire un notevole vantaggio, tenuto conto della capacità del virus di mutare.

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