Londra - Riparare le fratture ossee e le cartilagini danneggiate con le cellule staminali: e' il progetto a cui sta lavorando un team dell'universita' di Edimburgo che dovrebbe essere pronto in un paio d'anni. I ricercatori britannici stanno mettendo a punto una tecnica -la cosiddetta "impalcatura bioattiva" - per proteggere le cellule staminali e incoraggiarne la crescita, una volta impiantate nelle ossa o nella cartilagini; secondo gli esperti, la tecnica potrebbe essere utile nel sanare i traumi troppo profondi per guarire da se', ma anche per aiutare osteoartriti o riparare le ossa danneggiate da tumori.
La chiave del successo sara' trovare la ricetta giusta per incoraggiare le cellule staminali a crescere in un ambiente estraneo, sostiene Brendon Noble, che lavora all'Mrc Centre per Regenerative Medicine dell'Universita' di Edimburgo: "Le numerose ricerche condotte finora stanno chiarendo cosa portera' le cellule staminali a specializzarsi e divenire uno specifico tipo di cellula. Il passo successivo sara' pensare al modo innovativo in cui incoraggiarle a farlo all'interno dell'organismo: spesso riusciamo a realizzare facilmente gli obiettivi in laboratorio, ma tendiamo a dimenticare che il primo impatto delle cellule con il paziente non e' facile".
L'impalcatura consiste in una struttura a rete abbastanza rigida, ricoperta o impregnata con un farmaco che aiuti le cellule staminali a impiantarsi. Poiche' le cellule staminali utilizzate prevengono dal midollo osseo, il team del dottor Noble lavora in collaborazione con lo Scottish National Blood Transfusion Service; il che vuol dire che il paziente fratturato o che necessita' di cellule staminali non dovra' essere sottoposto a un intervento chirurgico per raccoglierle.
"La meta' della popolazione va incontro a un intervento di chirurgia ortopedica nell'arco della sua vita. Viviamo anche piu' a lungo e vogliamo rimare piu' a lungo attivi; e cosi' questi problemi sono destinati a diventare sempre piu' comuni e costosi", ricorda ancora Noble. Secondo il professor Chris Moran, membro della Associazione degli Ortopedici britannici ed esperto in chirurgia ortopedica all'University of Nottingham, questo tipo di ricerche nel futuro consentira' ai chirurghi di sanare anche le fratture finora considerate irrecuperabili e addirittura rimpiazzare il tessuto osseo consumato da un tumore. "Ma prima di trasferire questa tecnologia dai laboratori alle camere operatorie, bisogna rendere l'impalcatura compatibile con l'organismo umano ed evitarne il rigetto".
- 19/02/2008
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