“Le infezioni da virus dell’epatite B da qualche anno in Italia colpiscono di preferenza giovani adulti non vaccinati. Il virus presenta un elevato potenziale di circolazione: rapporti sessuali, tatuaggi e piercing sono i veicoli preferiti dall’HBV”. Con queste parole Giovanni Battista Gaeta, professore di Malattie Infettive presso l’Università di Napoli, ha commentato una recente decisione della Regione Veneto che ha provocato non poche preoccupazioni da parte dell’AISF.
L’abolizione dell’obbligatorietà di vaccinazioni per l’infanzia deliberata dal Veneto non esclude le vaccinazioni anti-epatite B; l’AISF (Associazione Italiana per lo Studio del Fegato) ha però invitato a non abbassare la guardia nella lotta al virus HBV ed ha sottolineato l’importanza della pratica della vaccinazione di massa dei neonati e delle categorie a rischio, a partire da coloro che convivono con portatori cronici del virus al personale sanitario, dai tossicodipendenti sino ai soggetti politrasfusi.
La vaccinazione anti-HBV è, infatti, obbligatoria nel nostro Paese sin dal 1991 per tutti i neonati; questo schema è stato, peraltro, adottato da altri Paesi europei e occidentali, visto il successo riscosso in Italia. come ha spiegato Antonio Gasbarrini, segretario dell’AISF, “questa campagna ha condotto ad una marcata riduzione del numero dei portatori cronici del virus e alla quasi totale scomparsa dell’infezione tra bambini e adolescenti. Nonostante ciò, l’obiettivo del controllo definitivo del virus è lontano: sono poco meno di un milione i cittadini italiani che risultano portatori cronici del virus”.
MFL - 28/01/2008
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