mercoledì 30 gennaio 2008

Osteoporosi: colpisce 1 donna su 3

Roma - L'osteoporosi colpisce in Italia unapercentuale di persone oscillante fra il 3 e il 5% di cui 1 donna su tre e 1 uomo su 5; complessivamente oltre 4 milioni di italiani, di cui oltre 3 milioni donne. La Lombardia e' la regione che conta - in termini assoluti - il maggior numero di persone colpite dall' "epidemia silenziosa", con 670mila unita', seguita dalla Campania con 427mila ed il Lazio con 400mila. Secondo la prima indagine epidemiologica sulla diffusione dell'osteoporosi in Italia, condotta da ESOPO Osteoporosis Internationale' (su 16.000 soggetti, attraverso 83 centri specialistici distribuiti su tutto il territorio nazionale) l'osteoporosi (malattia caratterizzata da una bassa densita' delle ossa e da modificazioni della microarchitettura ossea che procede "silenziosamente" e progressivamente, spesso senza sintomi fino alla prima frattura) appare una patologia sotto-diagnosticata e sotto-trattata. Circa il 23% delle donne dopo i 40 anni e il 14% degli uomini sopra i 60 anni e' affetto da questa malattia, mentre nelle stesse fasce d'eta' l'osteopenia riguarda il 42% delle donne e il 34% degli uomini. Questi numeri sono in aperto contrasto con quelli raccolti dall'ISTAT, nella sua Indagine Multiscopo sulle Famiglie, dove solo il 4,7% degli intervistati (17,5% negli over 65) si dichiara affetto da osteoporosi.

La discrepanza si spiega con il fatto che la malattia e' quasi sempre asintomatica, ma certo sottolinea anche una certa trascuratezza da parte del sistema sanitario nelle diagnosi. Le donne, in conseguenza del drastico calo di estrogeni dopo la menopausa, sono molto piu' vulnerabili degli uomini, con un rischio quasi 4 volte superiore di sviluppare la patologia. Tuttavia l'osteoporosi resta legata a molti fattori propri dell'invecchiamento e, dato l'andamento demografico italiano, e' destinata a diffondersi sempre di piu'. L'Italia, infatti, e' al primo posto nella top ten dei paesi piu' vecchi del mondo, con oltre il 18% di ultrasessantacinquenni e quasi il 4% di over 85. Il rapido e marcato invecchiamento, che si prevede continui nei prossimi 20 anni, non puo' che portare a un aumento delle condizioni associate all'eta' e, quindi, dei loro costi socio-sanitari. Costi particolarmente elevati quando si parla della conseguenza piu' grave: la frattura del femore, che necessita sempre del ricovero in ospedale.

La mortalita' in fase acuta e' del 5% e sale al 15-25% nei dodici mesi seguenti; il 20% dei pazienti perde completamente la capacita' di camminare, mentre solo il 30-40% riacquista la piena autonomia nello svolgimento delle attivita' quotidiane. Le donne, piu' esposte al rischio di fratture, lo sono anche alle conseguenze invalidanti e questo rappresenta un enorme costo per la societa'. Le donne, infatti, rappresentano quella parte di popolazione che maggiormente si occupa della casa e dei famigliari, facendosi carico delle molte carenze che affliggono il nostro sistema socio-sanitario. Proprio i deficit di queste istituzioni- commenta il professor Gaetano Crepaldi - sembrano riflettersi in una visione maschilista della prevenzione, negando la rimborsabilita' ai farmaci (costosi) per il trattamento dell'osteoporosi. Molto e' stato fatto per la diagnosi precoce del tumore alla mammella, tuttavia pochi sanno che dopo i 50 anni per una donna il rischio di morte e' quasi lo stesso per cancro al seno o frattura del femore. I tassi d'incidenza della frattura del femore aumentano esponenzialmente dopo i 65 anni, raddoppiando quasi ogni 5 anni d'eta', fino ad arrivare a 400 casi ogni 10.000 nelle donne oltre gli 85 anni. Per quanti vogliano sapere di piu' su questa malattia, il Policlinico di Roma Umberto I offre l'opportunita' di rivolgere domande ad esperti il 26 gennaio prossimo, nell'ambito del Seminario "Osteoporosi: parlarne e' gia' una cura", promosso dalla Fedios (Federazione Italiana per l'Osteoporosi).

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