CdV - ''Un neonato vitale, in estrema prematurita', va trattato come qualsiasi persona in condizioni di rischio ed assistito adeguatamente''. Lo affermano in un documento congiunto i direttori delle cliniche di ostetricia e ginecologia di tutte e quattro le facolta' di medicina delle universita' romane: La Sapienza, Tor Vergata, la Cattolica e il Campus Biomedico.
Secondo i cattedratici firmatari del documento, infatti, ''con il momento della nascita la legge attribuisce la pienezza del diritto alla vita e quindi all'assistenza sanitaria''. Pur non citando esplicitamente il caso degli aborti dopo la 22esima settimana, la presa di posizione dei direttori di cattedra ricalca le preoccupazioni espresse dai vescovi italiani riguardo ai casi di Ivg dopo il quarto mese, quando cioe' le moderne tecniche di rianimazione consentirebbero di mantenere in vita il feto ed arriva a conclusione di un Convegno promosso dalle stesse cattedre al Fatebenefratelli di Roma in occasione della Giornata della Vita.
''L'attivita' rianimatoria esercitata alla nascita da' il tempo necessario - si legge nel testo - per una migliore valutazione delle condizioni cliniche, della risposta alla terapia intensiva e delle possibilita' di sopravvivenza, e permette di discutere il caso con il personale dell'Unita' ed i genitori''. Tuttavia, concludono i direttori delle cliniche ostetriche, ''se ci si rendesse conto dell'inutilita' degli sforzi terapeutici, bisogna evitare ad ogni costo che le cure intensive possano trasformarsi in accanimento terapeutico''.
- 04/02/2008
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