Pisa - Operati e dimessi, stanno bene e sono felici di aver ottenuto una nuova speranza di vita. Sono le due coppie di coniugi, una toscana e l'altra veneta, che hanno beneficiato del trapianto di rene crociato effettuato a Pisa il 19 dicembre scorso. Se non avessero acconsentito all'incrocio nella donazione di organi, non sarebbe stato possibile effettuare il trapianto in quanto i membri di ogni singola coppia affettiva non erano biologicamente compatibili fra di loro.
E' il primo caso in Italia da quando esiste il protocollo del Cnt-Centro nazionale trapianti, anche se in realtà c'era già stato un precedente a Pisa: un analogo trapianto crociato, stavolta fra tre coppie, era stato effettuato nel novembre del 2005, sempre da donatori viventi e sempre all'Unità operativa di Chirurgia generale e trapianti diretta dal professor Franco Mosca, all'interno dell'Aoup-Azienda ospedaliero universitaria pisana. "Un trapianto di rene - spiega il professor Mosca - per essere realizzato con buone possibilità di successo, richiede che l'organo donato sia "compatibile" rispetto all'organismo che lo riceverà.
La donazione renale da cadavere, numericamente prevalente rispetto a quella da vivente, non copre il numero di pazienti che ogni anno entrano in lista d'attesa. Quindi, la donazione da cadavere non copre, né è possibile che copra, la necessità di trapianto di rene. Ecco perché le liste d'attesa sono in continua espansione. La donazione di rene da vivente è quindi un'opportunità aggiuntiva necessaria in qualsiasi sistema sanitario moderno ed efficiente, per ridurre la discrepanza fra numero di pazienti che attendono un trapianto di rene e numero di coloro che realmente lo riceveranno. Oggi infatti il trapianto di rene da donatore vivente è praticato con maggiore frequenza nei sistemi sanitari più evoluti, dove rappresenta circa il 50% del totale dei trapianti renali.
Tipicamente, il donatore vivente è un consanguineo del paziente (genitore o fratello) o ne è il coniuge. Purtroppo circa il 35% dei potenziali donatori non sono compatibili rispetto al loro ricevente, per la diversità di gruppo sanguigno o per la presenza di anticorpi contro le cellule del donatore nel siero del ricevente. In entrambi i casi il trapianto di rene non è possibile".
"Il trapianto crociato di rene - prosegue Mosca - si basa su una strategia organizzativa che, identificando persone fra loro compatibili, al di fuori delle coppie affettive (genitori-figli; fratelli; coniugi) consente di realizzare il trapianto renale in condizioni di "rischio standard" di rigetto. Ai fini pratici, l'incrocio di donatori e riceventi consente di effettuare trapianti compatibili piuttosto che non effettuarne affatto per mancanza di compatibilità. Il tutto è rigorosamente protetto dall'anonimato e le coppie coinvolte non si conoscono fra di loro. Da un punto di vista etico ogni donatore è motivato a donare a favore del proprio caro in attesa di trapianto il quale, anche se materialmente riceverà l'organo da una terza persona, avrà la propria chance di trapianto grazie alla disponibilità a donare della persona legata affettivamente a lui.
L'attività di trapianto crociato di rene da donatore vivente è regolata da un apposito protocollo nazionale redatto e coordinato dal Cnt-Centro Nazionale Trapianti dell'Istituto Superiore di Sanità di Roma".
La messa a punto del protocollo nazionale nasce dalla proposta inizialmente formulata dal professor Mosca e dallo stimolo scaturito dall'unico caso precedente in Italia. Per l'esecuzione del trapianto crociato è stato necessario procedere in modo simultaneo a quattro interventi chirurgici (due di prelievo e due di trapianto). Gli interventi hanno avuto un decorso intra- e post-operatorio regolare e tutti i pazienti, sia donatori che riceventi, sono stati dimessi. I due organi trapiantati hanno mostrato fin da subito una piena funzione senza segni di rigetto.
- 30/01/2008
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