Segrate (MI) - Dopo l'approvazione da parte della Commissione europea, anche in Italia e' disponibile e rimborsabile dal Servizio sanitario nazionale la terapia per il ritrattamento dei pazienti con infezione da HCV (il virus dell'epatite C).
Peginterferone alfa-2b in associazione con ribavirina puo' infatti offrire una nuova importante opportunita' terapeutica ai pazienti che non hanno risposto ad una precedente terapia (con interferoni sia peghilati che non) o che sono andati incontro a una recidiva clinica. I dati piu' accreditati indicano che in Italia rientrano in questa situazione circa il 50 per cento dei pazienti gia' sottoposti a un primo trattamento. L'evidenza dei numeri spiega l'importanza clinica della nuova indicazione. La prevalenza complessiva dell'epatite C nella popolazione generale vale circa il 3 per cento (pari a circa 1,8 milioni di casi), con un tasso annuo d'incidenza pari a 1-1,5 nuovi casi ogni 100mila abitanti (circa 1.000 nuovi casi ogni anno in tutta Italia, volendo essere ottimisti), ma il "rapporto di forza" tra sani e malati varia con l'eta' e la latitudine. Nei bambini e negli adolescenti, la prevalenza di anticorpi anti-HCV (prova dell'avvenuto contatto con il virus) e' infatti dello 0,4 per cento, sale all'1,7 per cento nei donatori di sangue (la cui eta' media e' piuttosto bassa) e supera il 30 per cento tra gli anziani delle regioni meridionali. Considerando invece la realta' geografica, in alcune localita' del nord Italia e' stato rilevato un 3,2 per cento, che sale all'8,4 in altre localita' del centro e raggiunge il 12,6 e il 16,2 per cento in due localita' del sud.
In ogni caso, solo la meta' dei pazienti trattati riesce a debellare l'epatite C in maniera definitiva. Questa percentuale, che nelle diverse statistiche varia dal 40 all'85 per cento, tiene conto anche dei malati che, dopo un apparente successo iniziale, hanno visto ricomparire l'HCV nel sangue. Va poi messo in conto che solo un paziente ogni cinque infetti da HCV e' al corrente del proprio stato, che solo una parte di questo 20 per cento viene effettivamente trattato e che circa la meta' dei trattati interrompe la cura prima della sua conclusione per via degli effetti collaterali. La nuova indicazione per i due farmaci si fonda sullo studio multicentrico internazionale Evaluation of PegIntron in Control of hepatitis C Cirrhosis (EPIC3), da cui e' emerso che nel 22 per cento dei pazienti con alle spalle un insuccesso terapeutico si puo' ottenere l'eradicazione definitiva del virus e quindi la guarigione. In particolare, i malati recidivanti dopo una iniziale negativizzazione dell'HCV al termine del primo trattamento hanno migliori probabilita' di trarre beneficio dal ritrattamento rispetto ai pazienti che non hanno risposto a una precedente terapia (38 vs 14 per cento, rispettivamente), cosi' come risultano avvantaggiati anche i pazienti con HCV di genotipo 2/3 e quelli che non hanno ancora sviluppato fibrosi del fegato.
"Si tratta di percentuali molto importanti" ha sottolineato Alfredo Alberti, docente di Medicina interna all'Universita' di Padova "se si pensa che questi pazienti erano "fermi al palo", in attesa di nuovi farmaci efficaci, che pero' sono ancora ben lontani dalla pratica clinica quotidiana. In assenza di questa indicazione, avrebbero dovuto attendere tempi lunghi, andando incontro a un'inevitabile progressione della malattia, che espone il fegato al rischio di cirrosi e di cancro. Ora invece hanno una seconda possibilita' di frenarne l'avanzata, anche dopo un primo insuccesso". Lo studio EPIC3 ha inoltre evidenziato un ulteriore e importante aspetto: la possibilita' di prevedere in modo attendibile prima della conclusione del nuovo ciclo di cura l'efficacia della terapia: "I malati nei quali la carica virale risulta azzerata gia' alla 12a settimana di ritrattamento, come mostrato nello studio EPIC3, hanno buone possibilita' di ottenere la risposta completa al termine dell'intero ciclo di 48 settimane ".
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