lunedì 5 maggio 2008

Allarme-tubercolosi: la malattia non è scomparsa e torna pericolosamente anche in Europa

tubercolosiTorna lo spettro della tubercolosi in Europa. La malattia che ogni anno nel mondo colpisce circa 8,8 milioni di persone uccidendone 1,6 milioni e che sembrava completamente sconfitta nei Paesi più ricchi del globo si è, invece, pericolosamente riaffacciata alle porte di Stati europei come il Portogallo o i Paesi che si affacciano sul mar Baltico.

tubercolosiL’allarme arriva dagli esperti che nei giorni scorsi si sono riuniti a Barcellona in occasione del Congresso europeo di malattie infettive e microbiologia e che hanno fatto il punto sulla nuova recrudescenza dell’epidemia di tubercolosi nel mondo, in particolare in quella parte di mondo che sembrava ormai immune dalla malattia causata dal mycobacterium tuberculosis. Negli ultimi 20 anni si sono registrati molti casi di tubercolosi in Europa e, secondo le stime dell’Unione Europea, il Portogallo - con i suoi 31 casi su centomila abitanti – si colloca direttamente al primo posto della classifica, seguito subito dopo dai Paesi dell’area baltica con 13 casi ogni centomila.

Le cause di questa recrudescenza di una malattia che in molti davano ormai per eradicata possono essere molteplici: gli esperti imputano prima di tutto ai flussi di immigrazione nel Paesi europei la prima responsabilità. Non soltanto gli immigrati arrivano già ammalati e possono passare anche settimane prima che ricevano una diagnosi corretta, ma molti di essi si ammalano solo quando arrivano in Europa, a causa delle scarse condizioni igieniche ed economiche nelle quali sono costretti a vivere; al tempo stesso, l’aumento esponenziale delle persone con un sistema immunitario compromesso a causa di AIDS, trapianti d’organo e terapie a base di anti-TNFa o di corticosteroidi favorisce la diffusione della malattia.

tubercolosiIl problema è soprattutto quello di confinare l’epidemia non appena si scopre una persona malata: un impegno non da poco se si pensa che – come spiegato da Robert Read dell’Università britannica di Sheffield - ci vogliono circa sei mesi prima che una persona sviluppi la forma attiva della malattia e nel frattempo ha infettato almeno altre dieci persone. È recente la notizia che nell’Università tecnica di Trier, in Germania, centinaia di studenti e docenti hanno dovuto sottoporsi a test per la tubercolosi dopo che è stata diagnosticata la malattia a una studentessa di origini asiatiche che ha frequentato per qualche mese l‘ateneo.

tubercolosiIl problema più pressante esposto dagli scienziati riuniti nella città catalana è comunque quello della maggiore resistenza ai farmaci della “nuova” tubercolosi: le nuove forme della malattia - tubercolosi multi farmaco resistente (MDR-TB) e tubercolosi estremamente resistente (XDR) – sono resistenti a 4-7 antibiotici di prima e seconda linea e questa circostanza spinge la ricerca scientifica a non abbassare la guardia e a cercare strade terapeutiche sempre nuove con un occhio puntato al futuro, in attesa di un vaccino.

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